AI ACT APPROVATO: la prima legge al mondo sull’intelligenza artificiale è Europea

Il 13 marzo 2024 l’AI Act ha completato i passaggi dell’iter legislativo europeo ed è stato approvato con 523 voti favorevoli (e 95 tra contrari e astenuti). Ne avevamo già parlato qui, quando ne era stato approvato il testo, che a breve verrà tradotto in 24 lingue.
La giornata è storica: gli stati Membri dell’Unione sono i primi al mondo a essersi dotati di una legge in materia di IA.

Si tratta di una legge piuttosto complessa contenente le linee guida che gli sviluppatori di sistemi di intelligenza artificiale dovranno necessariamente seguire per vendere i propri strumenti in Europa (o il cui uso riguardi persone situate nell’Unione).

L’obiettivo del Regolamento è quello di proteggere la sicurezza, i diritti fondamentali, la democrazia, lo Stato di diritto e la sostenibilità ambientale dai sistemi di IA ad alto rischio, promuovendo però al contempo l’innovazione.
Sostanzialmente farà sì che l’essere umano sia al centro dello sviluppo delle IA e mantenga il pieno controllo della tecnologia, rendendo inoltre l’Europa una leader in materia.

Il testo prevede 4 categorie di rischi che le IA potrebbero far sorgere sui diritti dei cittadini e detta obblighi e divieti per proteggerli, come abbiamo visto nel nostro precedente articolo.
Tra le applicazioni di IA che sono state vietate, in quanto minacciano i diritti fondamentali dell’uomo, troviamo i sistemi di categorizzazione biometrica basati su caratteristiche sensibili, l’estrapolazione indiscriminata di immagini facciali da internet o dalle registrazioni di telecamere per creare banche dati di riconoscimento facciale. Saranno fuori legge i sistemi di riconoscimento delle emozioni sul luogo di lavoro e nelle scuole, o le pratiche di polizia predittiva.

La nuova legge si applicherà a soggetti pubblici e privati, e dà anche agli utilizzatori o acquirenti l’onere di assicurarsi che il prodotto comprato sia conforme alle norme europee.



SETAPP: il primo app store alternativo per iOS

Con l’entrata in vigore del Digital Markets Act (DMA) – il regolamento UE che impone ad Apple di consentire all’interno dell’Unione Europea la creazione di store alternativi al suo App Store – gli sviluppatori potranno pubblicare i propri store di terze parti anche su iOS.

Si tratta di una svolta per l’industria del software.
Il primo nuovo ecosistema di app per iOS sarà Setapp dell’azienda MacPaw di Kiev, disponibile da Aprile 2024.

Questa novità ha entusiasmato gli utenti che potranno disporre di una più ampia selezione di app di qualità e avranno una gran possibilità di scelta vista la maggior offerta di applicazioni.
Gli sviluppatori di app in vendita su Setapp, dal canto loro, raggiungeranno un pubblico più vasto e diversificato e prenderanno una percentuale sui download delle proprie applicazioni.


Pagando un abbonamento mensile (il cui prezzo però non è ancora noto) avranno accesso illimitato ad un catalogo di app suddivise per categorie come strumenti di produttività e business, software di progettazione, utility, strumenti professionali o software creativi e di design.

Ad ogni modo MacPaw ha dovuto rispettare precise regole imposte da Apple per lanciare la sua nuova piattaforma che garantisce applicazioni premium, prive di pubblicità e con aggiornamenti sempre gratuiti.

Setapp non è una assoluta novità: esiste già, infatti, per Mac, sempre ad abbonamento mensile, con 240 app, ma ora approderà anche su dispositivi iOS, non appena avverrà il rilascio di iOS 17.4, la prima versione del sistema operativo di Apple con supporto ai marketplace alternativi.



Per il Giubileo del 2025 i taxi voleranno

UrbanV*, startup nata per progettare e costruire reti di vertiporti su scala globale, procede nel suo progetto di creare proprio a Roma il primo servizio di aerotaxi d’Italia e del mondo.

I velivoli chiamati eVTOL (“electric vertical take-off and landing” ovvero “aerei elettrici a decollo ed atterraggio verticale“) sono ibridi a metà tra un drone e un piccolo elicottero e possono decollare e atterrare verticalmente senza necessitare di una pista.
Nei pressi dell’aeroporto di fiumicino sorge già il primo vertiporto: si tratta di una infrastruttura estesa su 5.500 mq, che sarà dedicata alle operazioni di atterraggio e decollo, parcheggio, hangar, uffici, magazzino e ricarica delle batterie.
Ad ottobre 2022 è stato effettuato proprio lì il primo test: il Volocopter, guidato da un pilota a bordo, è rimasto in volo per cinque minuti a 40 metri di altezza viaggiando alla velocità di 40 km orari, trasportando anche un passeggero ed una valigia.

Carlo Tursi, amministratore delegato di UrbanV riferisce che l’obiettivo è rendere Roma la prima città al mondo con questa nuova forma di mobilità.

Ci aspettiamo dunque una rivoluzione per il piano trasporti: i taxi volanti dovrebbero essere pronti per viaggiare nei cieli della capitale entro la fine del 2024 e la prima tratta servirà per collegare Fiumicino al centro della città.
Dal 2026 Roma avrà una vera e propria rete di veritporti, in quanto ne verranno realizzati 10.

Ma la capitale italiana è solo il primo progetto: la vera sfida sarà integrare questi nuovi velivoli in tutti gli aeroporti e nel traffico già esistente nello spazio aereo. Ciò sarà possibile con la collaborazione con gli enti regolatori, come ENAV (società che gestisce il traffico aereo civile nazionale) e ENAC (Ente Nazionale Aviazione Civile) che si occuperanno di regolamentare di questa nuova forma di mobilità.

Gli eVTOL, proponendosi come alternative ai mezzi di trasporto tradizionali, alleggeriranno il traffico nelle grandi città. Collegheranno le maggiori stazioni di transito ai centri, permettendo di raggiungere le principali mete turistiche in modo rapido e sostenibile.
Sono già in programma reti di vertiporti a Venezia, Bologna e sulla Costa Azzurra francese e si spera di espandere questo modello anche nel resto dell’Europa e del mondo.

Sembra un film di fantascienza, eppure è la realtà.
I taxi aerei sono pronti per scardinare la tradizionale idea di mobilità urbana.


*azienda costituita da Aeroporti di Roma, Save (gruppo Aeroporto del Nord Est), Aeroports de la Côte d’Azur e Aeroporto di Bologna.



Neuralink: Elon Musk installa il primo impianto cerebrale nell’uomo

NEURALINK E I SUOI OBIETTIVI

Neuralink – l’azienda di Elon Musk fondata nel 2016 a Freemont (California) che si occupa di ricerca e sviluppo di impianti cerebrali – ha installato il suo primo impianto cerebrale in un essere umano domenica scorsa, il 28 gennaio.

Il suo obiettivo è quello di sviluppare interfacce neurali: sistemi per mettere in comunicazione il cervello con dispositivi esterni, come i computer.

Gli scopi sono ambiziosi e futuristici. Per primo quello di curare disturbi neurologici grazie ad un ponte tra cervello e computer, per consentire ai pazienti con paralisi, SLA o Parkinson di recuperare le proprie funzionalità, tornando a muovere correttamente gli arti, recuperando la vista o attivando apparecchi digitali con la mente.

Il secondo, quasi un sogno, è quello di potenziare il cervello umano in modo che possa, per esempio, accedere in un istante a tutte le informazioni memorizzate su un computer. La tecnologia permetterà dunque un giorno di andare oltre alle capacità di un normale corpo umano, realizzando un’integrazione uomo-macchina.


Negli scorsi anni erano già stati fatti test sugli animali, come maiali e scimmie, e finalmente a maggio 2023 la FDA (Food and Drug Administration), l’agenzia federale americana che autorizza farmaci e trattamenti sanitari innovativi, ha dato il via libera ai test su esseri umani, e così a settembre 2023 si era aperta la ricerca dei volontari.


TELEPATHY: IL PRIMO IMPIANTO SU UN ESSERE UMANO

Come abbiamo detto, il 28 gennaio è stato installato per la prima volta un microchip Neuralink su un essere umano, un volontario tetraplegico di cui non si conosce l’identità.
Il nome commerciale del dispositivo è Telepathy.
Musk ha commentato l’operazione dicendo che il paziente si sta riprendendo con risultati iniziali promettenti ma saranno necessari mesi per collezionare più dati.
Se tutto andrà come previsto, il paziente potrà controllare il cursore di un computer con la propria mente e comunicare con più facilità, per esempio componendo testi.

Il chip è grande come una moneta da cui partono 64 fili sottilissimi e 1024 elettrodi superflessibili.
Per collegare Telepathy ai neuroni del paziente occorre utilizzare un robot chirurgico ad alta precisione (anch’esso sviluppato da Neuralink): solo un macchinario del genere può impiantare fili microscopici usando un ago più sottile di un capello.

Se questo e i futuri esperimenti funzioneranno e si confermeranno sicuri per i pazienti, Neuralink potrà essere autorizzata dalla FDA a commercializzare i propri dispositivi. Il prezzo previsto per un impianto sarà di 40.000 $, mentre il costo di produzione è di circa 10.000 $.
Non si conoscono ancora tuttavia le modalità e i costi per la manutenzione del microchip.


LE ALTRE STARTUP DI NEURO-IMPIANTI

Neuralink non è l’unica azienda che si occupa di impianti cerebrali – negli USA ce ne sono almeno altre otto – ma lei è la più avanzata.
Troviamo per esempio Paradromics, Synchron, Precision Neuroscience e Blackrock Neurotech, che hanno raccolto finanziamenti per centinaia di milioni di dollari grazie a investitori come Bill Gates e Jeff Bezos.
In Europa abbiamo invece l’azienda olandese Onward e Clinatec in Francia.
In effetti sono già in uso alcune tecnologie elettroniche cerebrali sui pazienti epilettici che vengono curati inserendo nel cervello sistemi che mandano segnali elettrici.


Come è stato detto su Twitter (ora X), Elon Musk si riconferma “un pioniere che esplora le frontiere più misteriose e affascinanti: quella dello Spazio e, ora, quella della mente“.
Chissà se un giorno riuscirà a donare alla mente umana una vita quasi eterna, sebbene i nostri corpi non lo siano.



Microsoft cambia le tastiere dei PC, dopo 30 anni

Nel settembre del 1994 Microsoft ha introdotto il tasto con il famoso logo di Windows. Si tratta di quel tasto in basso a sinistra sulle tastiere, al terzultimo slot partendo da sinistra dell’ultima riga, tra Fn e l’Alt, con il simbolo dei quattro quadratini. Probabilmente non è un tasto che si usa così spesso, tuttavia si trova lì da quasi 30 anni, da quando apparì sulla Naturak Keyboard che vendette oltre 100.000 unità in pochi mesi.
Il tasto windows, se premuto, permette di interagire appunto con Windows, facendo apparire il menu da cui aprire programmi o spegnere il PC.


Oggi Microsoft sta per introdurre un nuovo tasto, quello per lanciare il chatbot Copilot* e attivare funzioni di intelligenza artificiale. Avrà l’aspetto di un anello aperto e si troverà a destra della barra spaziatrice e sarà una parte fondamentale del PC perchè sarà il punto di ingresso nel mondo dell’IA sui computer.
Per utilizzare questo pulsante gli utenti dovranno accedere al proprio account Microsoft.
Una volta invocato Copilot si potranno fare domande, trovare informazioni e suggerimenti, eseguire azioni sul sistma operativo, disporre di un assistente personale.

Le prime tastiere e dispositivi con questa nuova configurazione arriveranno in primavera, non solo a marchio Microsoft ma anche di altri produttori.



UN ASSISTENTE DIGITALE

Il nuovo bottone fa parte di una più ampia operazione di rivoluzione dei PC: Microsoft ha l’obiettivo di integrare del tutto l’intelligenza artificiale nei laptop, dal sistema all’hardware. Sembra che il 2024 sarà l’anno dei computer AI, grazie ai quali l’esperienza di elaborazione delle persone non sarà solo più semplice ma addirittura amplificata.

Come abbiamo visto anche in precedenza (qui*), Copilot cambierà il modo di lavorare: si potranno fare traduzioni in tempo reale, agire sull’audio/video, automatizzare attività ripetitive…
In Word l’assistente di Microsoft può offrire bozze di testo da dover solo modificare, risparmiando ore di scrittura e ricerca. In Power Point creerà presentazioni partendo da una semplice richiesta o basandosi su documenti esistenti.
In Excel potrà creare grafici. I Outlook smisterà la posta. In Teams potrà riassumere i punti chiave delle riunioni, trascrivere chi ha detto cosa, capire chi era o non era d’accordo su un tema.

Al momento Copilot è già interato nel browser Edge, nella ricerca Bing e nel S.O. Windows 11, ma è in arrivo anche su Paint e ClipChamp.

Copilot si basa su GPT-4 e su Dall-E 3 di OpenAI, startup finanziata da Microsoft. Oggi il business dell’intelligenza artificiale generativa vale quasi 4 trilioni e mezzo di dollari l’anno, e Microsoft non vuole restare indietro.


Noi ci abitueremo senz’altro a questo nuovo tasto che, lanciando l’intelligenza artificiale, promette di cambiare la vita degli utenti. Per il momento il cambiamento avverrà sulle tastiere, arrivando poi a cambiare totalmente i PC stessi per come li conosciamo.



AXIOM 3, la missione è partita. A bordo tanta italianità

Proprio ieri sera alle 22:49 italiane del 18 gennaio 2024 è partita la missione spaziale Axiom 3 (Ax-3) dal Kennedy Space Center di Cape Canaveral. Il razzo Falcon 9 è stato lanciato con successo per portare in orbita la capsula Crew Dragon. Entrambi – razzo e capsula – sono prodotti da Space X, la società spaziale fondata da Elon Musk.

A bordo della navetta c’è un equipaggio interamente europeo, formato da 4 astronauti, tra cui il colonnello dell’Aeronautica Militare Italiana Walter Villadei con il ruolo di pilota, ottavo italiano a volare nello spazio, alla sua prima esperienza in orbita. Gli altri sono lo svedese Marcus Wandt della nuova classe di astronauti dell’Agenzia Spaziale Europea, il primo astronauta turco Alper Gezeravic, e il comandante e Michael López-Alegría, spagnolo veterano di 5 missioni spaziali.
La capsula aggancerà la Stazione Stazione Internazionale (ISS) alle 11:15 italiane di sabato 20 gennaio.
Circa 2 ore dopo i quattro verranno accolti dai 7 astronauti già a bordo della ISS.



GLI ESPERIMENTI, SCOPO DELLA MISSIONE

Per la missione Ax-3 la permanenza sulla ISS sarà di 14 giorni. In queste due settimane verranno raccolti dati per 30 esperimenti, di cui 13 italiani, coordinati dall’Aeronautica Militare e dall’Agenzia Spaziale Italiana e realizzati in collaborazione con università, imprese ed enti di ricerca.

Le tematiche sono molte: telemedicina, fisiologia, tecnologia, elettronica, etc.

La missione AX-3 è stata definita una missione “Made in Italy” perché porta a bordo tanta italianità, per esperimenti e strumentazioni:
– l’azienda parmense Dallara ha sviluppato speciali materiali per proteggere gli astronauti. In questa occasione verrà valutata la loro adeguatezza
– verrà utilizzato un nuovo protocollo per migliorare l’efficienza neuronale di chi svolge attività stressanti studiato da Mental Economy, azienda di Lucca
– Gvm Assistance, azienda di Ravenna, monitorerà in tempo reale i parametri vitali di Villadei, per affinare tecniche di telemedicina
– la startup marchigiana Spacewear ha creato la speciale tuta che indosserà Villadei, composta da un tessuto hi-tech ignifugo e super-leggero e dotata di sensori per il monitoraggio dello stato di salute
– Barilla partecipa sia alimentando gli astronauti, sia con esperimenti su cottura e tempi di conservazione del cibo, per studiare come la microgravità influenza la preparazione del cibo e la percezione del gusto.



NEW SPACE ECONOMY: L’ERA DEI PRIVATI

E’ una data storica per l’Italia: il nostro Paese è, e vuol continuare ad essere, protagonista della new space economy.
In questa nuova epoca d’oro dello spazio – dimensione strategica con interessi politici, economici, scientifici e militari – entrano in campo i privati, come appunto Axiom Space, azienda privata texana che gestisce Axiom 3, la sua 3° missione organizzata verso la ISS.

Queste missioni sono dei precursori verso la creazione della futura stazione spaziale privata di Axiom Space in orbita: il primo modulo, in costruzione a Torino da parte di Thales Alenia Space, verrà lanciato nel 2026.
I vari moduli costruiti e lanciati nei prossimi anni verranno inizialmente attaccati alla ISS per poi separarsi e operare come una stazione spaziale commerciale a volo libero.

Con la partecipazione alla missione Axiom-3 l’Italia dimostra di avere la capacità e la voglia di essere un apripista, sottolineando quanto sia fondamentale la collaborazione tra pubblico e privati.

Mentre guardiamo curiosi verso il futuro, siamo orgogliosi che Villadei abbia portato con sè nello spazio tutto il nostro Paese.




IT WALLET: nel 2024 il debutto del portafoglio digitale

Il 2024 è l’anno in cui, salvo rinvii, diventerà operativo l’IT Wallet. Si tratta di un portafoglio digitale gratuito che di fatto sarà un’estensione dell’app IO. Ormai la conosciamo tutti: dopo averla utilizzata ampiamente con il Cashback e per ottenere il Green Pass Covid, viene costantemente aggiornata e ampliata e ad oggi, con 34 milioni di download, offre un vastissimo elenco di servizi, dal pagamento di multe e tributi alle mensilità delle mense scolastiche.

IT Wallet, che verrà appunto incorporato in IO, sarà un contenitore completo delle versioni elettroniche di tutti i documenti personali dei cittadini, autentiche e verificabili: patente, tessera sanitaria, carta d’identità, tessera elettorale, carta europea della disabilità e altri ancora. In un secondo momento verranno caricati anche passaporto, titoli di studio, licenze professionali.
I cittadini potranno inoltre caricare documenti firmati elettronicamente.
Per i professionisti sarà previsto un servizio a pagamento per ottenere attestazioni per candidarsi a bandi pubblici, titoli professionali per iscriversi agli albi, curriculum vitae e relazioni tecniche o perizie.
I documenti saranno protetti da un codice e da impronta digitale e potranno essere bloccati in caso di furto o smarrimento del telefono.

Lo scopo di questo “digital wallet” è quello di semplificare la comunicazione con la pubblica amministrazione e facilitare le operazioni per richiedere servizi pubblici: basteranno pochi tap sullo smartphone.
Tutto ciò velocizzerà moltissimo la presentazione di domande alla PA o la consultazione dei propri dati e documenti dematerializzati, potendoli condividere all’occorrenza in modo sicuro.

Questo interessante strumento sarebbe dovuto entrare in funzione l’anno scorso, ma in realtà sembra che sarà effettivamente disponibile da metà 2024: il Dipartimento per la Trasformazione Digitale, sotto la Presidenza del Consiglio, ci sta lavorando da mesi.


EUROPEAN DIGITAL IDENTITY WALLET

Anche l’UE ha un suo progetto, simile a quello italiano, per fornire a cittadini e imprese europei un sistema di verifica della propria identità che sarà riconosciuto all’interno di tutti gli Stati membri, ma che deve ancora venire realizzato. Permetterà di richiedere certificati medici, presentare dichiarazioni dei redditi, noleggiare auto, conservare documenti importanti e sensibili come i piani terapeutici. Non si dovranno più portare con sè tutti i documenti cartacei, essendo contenuti nel proprio cellulare
L’Italia in questo caso è in anticipo rispetto al resto dell’Unione.
Quando l’European Digital Wallet sarà ultimato, allora l’IT Wallet italiano verrà integrato con i sistemi europei, probabilmente entro il 2026, rendendo più facile le comunicazioni con le PA degli altri Paesi.



Nonostante tutte queste novità improntate sul digitale, bisognerà far attenzione a non tagliare fuori una parte di cittadini che non hanno dimestichezza con la tecnologia: è essenziale che continuino a funzionare anche i canali tradizionali come gli sportelli fisici sul territorio per avviare pratiche o chiedere informazioni.





APPLE ANNUNCIA FERRET: l’IA che supererà GPT-4

Apple ha annunciato il suo nuovo modello linguistico multimodale (LLM) soprannominato FERRET.
Sviluppato in collaborazione con la Columbia University, questo progetto al momento è ancora nelle fasi iniziali, ma già sembra che sia in grado di superare Ghat GPT per precisione, velocità e con un tasso di errore inferiore.

Ferret può capire e produrre testo, immagini, suoni e video, come altri modelli simili (es: Gemini, ChatGPT o Google Bard).
Potrà tradurre testi anche tra lingue molto diverse tra loro.
Descriverà immagini con precisione, in modo più dettagliato e accurato, potendo identificare anche piccole parti di una immagine e con meno errori. Non solo: l’innovazione principale sta nella sua capacità di riuscire a rilevare concetti, relazioni tra oggetti, azioni e altri dettagli per conversare con l’utente in un modo davvero ricco di sfumature.

Ferret, per funzionare, utilizza due decoder che lavorano congiuntamente: uno si concentra sugli aspetti visivi mentre l’altro gestisce gli input testuali. I due flussi vengono poi fusi insieme in modo equilibrato.

Sorprendentemente Apple concede Ferret in licenza open-source non commerciale. E’ una scelta atipica per la mela morsicata ma che porta alcuni vantaggi: in questo modo i ricercatori di tutto il mondo possono collaborare e far progredire collettivamente l’IA e facendo potenzialmente emergere nuove applicazioni di Ferret oltre quanto sia stato previsto.

E’ probabile che nel 2024 Apple punti molto sull’intelligenza artificiale: un obiettivo principale sarà quasi certamente quello di rendere questo modello linguistico compatibile con gli smartphone. Fino ad ora le IA non riescono a funzionare sui telefonini perchè sono troppo complesse per essere gestite da questi device, ma sicuramente Apple studierà un modo per integrare Ferret negli iPhones.

Aspettiamo dunque con ansia il rilascio a livello globale di questa nuova intelligenza artificiale: la sfida a Open AI e al suo Chat GPT-4 è stata ufficialmente lanciata.



TERMINA IL SUPPORTO WINDOWS 10: milioni di PC in discarica

Dal 14 ottobre 2025 Microsoft interromperà l’assistenza a Windows 10 e non rilascerà più aggiornamenti.
Le conseguenze di questa scelta saranno diverse.

Molti valuteranno dunque di passare a Windows 11, ma c’è un grosso problema: tantissimi PC non hanno i requisiti tecnici* per riuscire ad installare l’ultimo sistema operativo.
La nuova versione, infatti, è più completa ed in grado di gestire anche l’intelligenza artificiale, dunque più ‘pesante’ e impegna maggiormente l’hardware dei PC.

Chi, dunque, non avesse hardware sufficientemente potenti avrà due possibilità: o continuare ad usare Windows 10 (malgrado l’impossibilità di aggiornarlo sia piuttosto pericolosa per la sicurezza) o acquistare PC più recenti.

C’è in effetti un’ulteriore opzione: aderire al programma ESU (Aggiornamenti di Sicurezza Estesi) triennale di Microsoft, per ottenere supporto anche dopo il 14/10/2025, ma a pagamento.
Al momento non si conoscono i prezzi (usciranno solo a ridosso di fine 2025), ma potrebbero essere previsti scaglioni temporali come fu per Windows 7: 25 dollari i primi dodici mesi, 50 dollari il secondo anno e 200 per il terzo.
Se Microsoft mantenesse questa impostazione allora converrebbe acquistare subito PC nuovi e compatibili con Windows 11.

Si stima che nel 2024 il mercato dei PC crescerà dell’8%, cosa ottima per il settore, specialmente dopo un 2023 molto difficile.

Ma che fine faranno i vecchi PC? Diventeranno rifiuti elettronici, perché anche se fossero in buone condizioni non potranno essere ricondizionati, visto che non possono supportare W11 e dunque difficilmente qualcuno li acquisterebbe.
Secondo Canalys, a livello globale in 2 anni saranno destinati alla discarica 240 milioni di PC, che equivale a una pila alta oltre 7.000 km.
Si dovranno gestire 480 milioni di kg di rifiuti RAEE, che avranno più o meno possibilità di riciclo in base al Paese in cui verranno rottamati.

E’ chiaro che le decisioni delle società che realizzano sistemi operativi possono portare i prodotti a un’obsolescenza anticipata, ma questo ha un impatto sull’ambiente.
Per facilitare l’economia circolare sarebbe bene invece che i dispositivi fossero durevoli, riparabili, riciclabili, e che i fornitori di sistemi operativi garantissero il loro utilizzo e la loro sicurezza il più al lungo possibile.

* Processore da almeno 1 GHz o superiore, e un minimo di 4GB di RAM e 64GB di storage.



HYPERLOOP e trasporti ultraveloci: il sogno è finito

A fine 2023, ormai è confermato, Hyperloop One chiuderà: dovremo dire addio, almeno per il momento, al treno proiettile del futuro.

Nata come nel 2014 con il nome di Hyperloop Technologies, qusta startup aveva un obbiettivo ambizioso e molto difficile da raggiungere: prometteva di trasportare persone e merci attraverso tubi senz’aria a 1000 km orari.

Con questa idea che catturò l’attenzione di investitori da tutto il mondo, ottenne finanziamenti per circa 450 milioni di Dollari.

L’ideatore di questo “quinto metodo di trasporto”, come lo chiama lui, è stato Elon Musk, che ha teorizzato la creazione di capsule di alluminio aerodinamiche – piene di passeggeri o merci – che potrebbero essere spinte a velocità eccezionali attraverso un sistema di enormi tubi metallici sigillati, a bassa pressione, raggiungendo i 1200 km orari, per coprire lunghe distanze in breve tempo. I tubi, sollevati su tralicci interrati sotto terra, potrebbero collegare le città e cambiare il modo in cui viaggiamo, lavoriamo e spostiamo merci.
Si sognava di viaggiare da Los Angeles a San Francisco in soli 30 minuti, o addirittura di collegare Europa e Cina per trasferire merci in un solo giorno da un punto all’altro.

Il primo (e unico test) con passeggeri umani venne condotto su un percorso di prova allestito nel deserto del Nevada a fine 2020, ma la velocità massima raggiunta dalla capsula fu solo di 160 km/h, ben al di sotto di quanto promesso.

Negli anni la società ha cambiato nome (diventando Hyperloop One nel 2016 e successivamente Virgin Hyperloop) e strategia, accantonando infatti nel 2022 l’idea del trasporto di persone, concentrandosi solo su quello di merci.
Ciò non è servito, anzi: il sogno si è ufficialmente infranto ed entro la fine del 2023 l’azienda cercherà di vendere tutti gli assets in suo possesso – macchinari, piste di prova, edifici – e tutti i dipendenti verranno licenziati (erano oltre 200 a inizio 2022).
Le proprietà intellettuali passeranno all’azionista di maggioranza: la multinazionale DP World (il principale operatore portuale di Dubai).

La storia di Hyperloop termina senza aver mai firmato alcun contatto per la realizzazione di una tratta reale, ma il suo fallimento non farà calare definitivamente il sipario su questa tecnologia.

L’idea del trasporto ultraveloce su terra attraverso tubi viene portata avanti da altre società (come Hardt Hyperloop, Hyperloop Transportation Technologies e Swisspod Technologies), sebbene nessuna di loro al momento sia andata oltre la realizzazione di prototipi.

Negli scorsi anni, sembrava che Hyperloop potesse approdare anche in Italia, per collegare nord e sud o per creare un binario tra Roma e Milano percorribile in soli 30 minuti, ma sembra proprio che dovremo pazientare ancora a lungo prima che si arrivi a questa rivoluzione nel sistema dei trasporti pubblici.